Reddito minimo

INPS: le proposte di Tito Boeri su pensioni e reddito minimo

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DI  IN 6 NOVEMBRE 2015INPS
Il documento “Non per cassa ma per equità”, contenente le proposte normative elaborate dall’INPS e dal presidente Tito Boeri e consegnate al Governo

L’INPS ha pubblicato sul proprio portale il documento denominato “Non per cassa ma per equità”, contenente le proposte normative elaborate dall’Istituto di previdenza e dal Presidente Tito Boeri e consegnate al Governo nel giugno 2015.

L’intento di Tito Boeri è di fare delle proposte normative per intervenire ai confini fra assistenza e previdenza e permettere che l’invecchiamento della popolazione italiana sia non solo finanziariamente, ma anche socialmente sostenibile.

Nel documento che, lo ricordiamo, era stato consegnato all’esecutivo a giugno 2015, sono presenti una serie di proposte con le quali, con le sole forze dell’INPS sarebbe possibile, a detta del Presidente Tito Boeri, introdurre una sorta di reddito minimo di 500 euro per gli over 55 e l’uscita più graduale dal mondo del lavoro a partire dai 63 anni. Parte delle risorse dovrebbe arrivare da un taglio degli assegni non giustificati dai contributi versati, compresi quelli “per cariche elettive”, altre risorse arriverebbero, ad esempio, dall’eliminazione delle integrazioni versate ai pensionati che si trasferiscono fuori dall’Ue.

Motivazione e descrizione delle proposte normative

Le proposte normative qui raccolte hanno come comune denominatore quello di intervenire ai confini fra assistenza e previdenza per permettere che l’invecchiamento della popolazione italiana sia non solo finanziariamente, ma anche socialmente sostenibile. Nell’immediato reagiscono all’eredità dell’interminabile recessione, finalmente interrotta da inizio 2015, su due aspetti fondamentali: l’aumento della povertà, soprattutto fra chi è vicino all’età di pensionamento, e il livello insostenibile della disoccupazione giovanile.

Ma guardano anche molto più in là: permettono di sfruttare la libertà di scelta concessa dal sistema pensionistico introdotto in Italia a metà degli anni ’90 nel decidere la data di pensionamento senza gravare sulle generazioni future, permettendo a persone con preferenze e caratteristiche diverse di scegliere date diverse quanto all’uscita parziale o totale dalla vita attiva. Cementano così il patto intergenerazionale in quanto i) riducono molte delle iniquità ereditate da decenni in cui le pensioni sono state gestite con finalità di tipo elettorale e ii) abbassano il debito implicito che grava sulle giovani generazioni.

Sono proposte formulate non per esigenze di cassa di breve periodo, come quelle perseguite da gran parte delle ripetute riforme previdenziali attuate in Italia dagli anni ’90 in poi, ma per ragioni di equità intra e intergenerazionale. Armonizzando i trattamenti, rendono il sistema più semplice e trasparente. Ambiscono ad essere i correttivi definitivi da apportare al sistema, che dovrà d’ora in poi adattarsi automaticamente all’andamento dell’economia e ai cambiamenti indotti dalla demografia.

Vogliono interrompere la pratica delle misure parziali che rinviano al futuro nuovi interventi, alimentando l’incertezza sull’evoluzione della normativa tra contribuenti e pensionati. Superano la pratica degli interventi emergenziali e selettivi (magari mascherati dietro a finte sperimentazioni) di cui è costellata la strada delle leggi di Stabilità e di cui sono diretta espressione le sei “salvaguardie” sin qui varate. Semplificano le regole e riducono gli oneri amministrativi nella loro attuazione in quanto non impongono l’accertamento di troppi requisiti (fino a 8 nel caso di alcune salvaguardie) per l’accesso alle prestazioni previdenziali.

I due assi portanti delle proposte sono legati al desiderio 1) di abbattere la povertà, riducendola almeno del 50%, fra chi ha più di 55 anni di età e 2) garantire una transizione più flessibile dal lavoro al non lavoro e viceversa. Ma vi è anche un’aspirazione alla semplificazione della normativa e all’unificazione dei trattamenti contributivi e previdenziali fra gestioni diverse.

Nelle pagine che seguono vengono, dapprima, richiamati i principali contenuti delle proposte normative. Poi viene presentato l’articolato che li raccoglie. Infine, si forniscono relazioni tecniche sui loro effetti sui saldi di finanza pubblica, sul debito pensionistico implicito e analisi del loro impatto distributivo.

Reddito minimoultima modifica: 2015-11-06T10:35:20+01:00da vitegabry
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