Donne

Le donne cambiano. Chiusa la seconda Assemblea nazionale

Si è conclusa ieri pomeriggio a Roma nelle sale dell’Auditorium Parco della Musica l’Assemblea Nazionale delle donne della Cgil nel corso della quale le delegate e le dirigenti sindacali sono tornate a confrontarsi sui temi del lavoro, della rappresentanza e del welfare a un anno di distanza dalla prima Assemblea nazionale di questo tipo che aveva scelto come slogan “Le donne cambiano”…

Per la Confederazione è fondamentale estendere e valorizzare la contrattazione di genere se si vogliono affrontare le tante esigenze delle lavoratrici. Più in generale, il metro di misura della democrazia non sono solo le forme con cui si partecipa ma quale trattamento c’è per le donne di quel paese, ha detto il segretario generale Susanna Camusso nelle sue conclusioni che hanno dedicato tra l’altro un’ampia riflessione al significato del concetto di pari opportunità insieme a quello della conciliazione.

Questi due elementi non sono più sufficienti per garantire il cambiamento, “non ci bastano più, non sono un modello di cambiamento se intese come omologazione”, dice Camusso “diventano un ghetto”. Riferendosi per esempio al part-time la leader Cgil, ha detto che “la riduzione dell’orario è diventata una gabbia perché così la società era certa che avremmo potuto fare il lavoro di cura. Da elemento di libertà è diventato un vincolo e un modo costruito dalle imprese per determinare orari scomodi e vite difficili”.

Per il segretario generale con “l’agire quotidiano” si può determinare “un cambiamento della realtà” e quindi del mondo del lavoro, del welfare e della contrattazione. Il sindacato deve essere in grado di raccogliere due grandi sfide: quella della formazione e quella della rappresentanza.

Occorre dunque “guardare al lavoro e alla contrattazione con gli occhi delle donne” ha affermato il segretario confederale, Vera Lamonica, nella relazione che aveva introdotto i lavori dell’assemblea. Non si supera una crisi così profonda, secondo Lamonica, se “non si riparte da obiettivi di sviluppo che abbiano il lavoro al centro”. Ogni lavoratrice in più, ha spiegato la dirigente sindacale “è contemporaneamente: una misura di politica economica, perché accresce la domanda; di politica sociale, perché è la prima forma di contrasto alla povertà; di politiche di eguaglianza e pari opportunità perché costruisce una dimensione non discriminatoria delle relazioni sociali e familiari”.

Attraverso la negoziazione territoriale e sociale, e con il protagonismo di tutte le categorie, si possono ottenere i primi risultati sul tema della genitorialità che “non può rimanere nel recinto delle sole donne”.

Sul sito di RadioArticolo1 i podcast di tutti gli interventi.

Donneultima modifica: 2013-07-05T15:56:00+02:00da vitegabry
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