Flai Cgil, audizione su caporalato

Caporalato, le denunce dei braccianti e le loro condizioni, anche al fine di fornire alla commissione elementi relativi ai profili di protezione. Questo il contenuto dell’audizione fatta dalla Flai Cgil con l’osservatorio Placido Rizzotto e l’associazione InMigrazione, presso il quinto Comitato della commissione Antimafia, Comitato vittime di mafia, testimoni di giustizia e collaboratori di giustizia. ”La Flai Cgil ha avuto modo di esporre al Comitato -si legge in una nota- i dati sul fenomeno del caporalato, piaga che inquina il mercato del lavoro agricolo, ingenerando una spirale di sfruttamento ed illegalità, che coinvolge intermediatori illeciti di manodopera, le aziende per cui operano, fino ad arrivare ai traffici non solo di braccia ma anche di permessi di soggiorno”. .

”E’ importante per noi essere qui oggi. E” infatti evidente – ha spiegato Jean Renè Bilongo della Flai Cgil nazionale- come in un’efficace lotta di contrasto rispetto ai fenomeni di sfruttamento assuma valore centrale il ruolo della vittima e, di conseguenza, la validità degli strumenti che a livello normativo ne possono supportare la condizione, tutelando quei lavoratori che gravemente sfruttati intendono far emergere la propria condizione, denunciando caporali e datori di lavoro”.

”I componenti del quinto Comitato -prosegue la nota- hanno voluto approfondire alcuni profili specifici del fenomeno del caporalato, dando la propria disponibilità per eventuali interventi legislativi migliorativi degli attuali assetti di protezione delle vittime. Il presidente della Commissione ha assicurato, inoltre, un’azione congiunta con tutto il Parlamento al fine di aggredire all’origine il fenomeno del caporalato, lavoro nero e sfruttamento che sono legati dal filo rosso di una filiera criminale, che inizia dall’incrocio tra domanda e offerta di lavoro”.

Nell’esporre i dati e le storie di caporalato e sfruttamento è stata, inoltre, illustrata la situazione della zona dell’agropontino dove risiedono e lavorano in agricoltura oltre 30.000 indiani, moltissimi dei quali vittime di ricatti, sfruttamento lavorativo, truffe.