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SA DIE DE SA SARDIGNA

SA DIE DE SA SARDIGNA

di Francesco Casula

Per ricordare La cacciata dei Piemontesi è nata ”Sa Die, giornata del popolo sardo” – ma io preferisco chiamarla “Festa nazionale dei Sardi” – con la legge n.44 del 14 Settembre 1993.
Con essa la Regione Autonoma della Sardegna ha voluto istituire una giornata del popolo sardo, da celebrarsi il 28 Aprile di ogni anno, in ricordo – dicevo – dell’insurrezione popolare del 28 Aprile del 1794, ovvero dei “Vespri sardi” che portarono all’espulsione da Cagliari e dall’Isola dei piemontesi e di altri forestieri (nizzardi e savoiardi) ligi alla corte sabauda ed espressione del potere e dell’arroganza, compreso lo stesso inviso Viceré Balbiano.
Quanti?
Alcuni storici (Girolamo Sotgiu) dicono 514; altri (Luciano Carta) 600-620. Pochi?
Moltissimi, se si pensa che Cagliari alla fine del ‘700-inizio ‘800 contava 20 mila abitanti e dunque vi era un “burocrate” piemontese per meno di 40 cagliaritani!

-Precedenti, cause motivazioni della “Rivolta”

1. Tentativo francese di occupare e conquistare la Sardegna.
I Francesi sbarcano e occupano l’Isola di San Pietro l’8 Gennaio del 1793 e pochi mesi dopo Sant’Antioco. Il 23 Gennaio la flotta, comandata dal Truguet getta le ancore nella rada di Cagliari bombardandola: il 27-28 Gennaio i Francesi sbarcano nel Margine Rosso di Quartu sant’Elena e il 14 Febbraio sottopongono a un fuoco infernale le posizioni tenute dal barone Saint Amour.
Parallelamente alla spedizione del Truguet, un altro attacco vede Napoleone Bonaparte comandante dell’artiglieria con il grado di tenente colonnello. Grazie soprattutto al valore del maddalenino Domenico Millelire e del tempiese Cesare Zonza, l’attacco fu respinto. Anche Sant’Antioco e San Pietro saranno liberati tra il 20 e il 25 Marzo, per l’intervento di una flotta spagnola. Così, sconfitti al fronte Nord come al Sud, i Francesi sono costretti al ritiro.

Perché i francesi tentano di conquistare la Sardegna?
Motivazioni ideologiche (ovvero chiacchiere): esportare la rivoluzione e con essa i principidell’89: Liberté, Égalité, Fraternité.
I motivi veri:
a. ”approvvigionare con i suoi grani e il suo bestiame l’esercito e impinguare le casse dello stato che la guerra e la rivoluzione avevano ormai svuotato” (Girolamo Sotgiu);
b. “l’avere un rifugio nei porti di Sardegna nel caso di guerra marittima, era stimato utilissimo”(Carlo Botta).
Evidentemente i francesi ritenevano inevitabile la guerra con l’Inghilterra – come di fatto avverrà – e dunque vogliono dotarsi di una bella base militare ad hoc.

Chi difenderà la Sardegna, respingendo i francesi?
Non l’esercito regolare dei re sabaudi ma i miliziani, i volontari sardi, sostenuti e finanziati dagli Stamenti: ovvero da nobili e clero ostili ai rivoluzionari francesi che consideravano demoni mangiapreti ma anche da democratici come Angioy o il Marchese di Flumini.

Hanno fatto bene i sardi a difendere la Sardegna?
E’ una questione storiografica aperta: il problema è però chiarire che i sardi più che difendere il regno dei sabaudi difendono la loro terra.

2. I Sardi vincitori presentano “il conto” al re Vittorio Amedeo III.
I Sardi – cito lo storico Natale Sanna – “dopo secoli di inerzia e di supina quiescenza ridiventano finalmente consapevoli del proprio valore e la classe dirigente fiera della sua forza e dei risultati ottenuti, credette giunto il momento di chiedere al re il riconoscimento dei propri diritti, tanto più che a Torino, mentre si concedevano in abbondanza promozioni e onori ai Piemontesi, si ignorava quasi completamente l’elemento sardo, distintosi nel Sulcis e nel Cagliaritano”.
Infatti – ricorda Girolamo Sotgiu – “seguendo le indicazioni del viceré Balbiano, le onorificenze militari accordate dal Ministro della guerra furono tutte concesse, con evidente ingiustizia, alle truppe regolari che avevano dato così misera prova di sé… e alla Sardegna che aveva conservato alla dinastia il regno concesse ben povera cosa: 24 doti di 60 scudi da distribuire ogni anno per sorteggio tra le zitelle povere e l’istituzione di 4 posti gratuiti nel Collegio dei nobili di Cagliari…”.
E altre simili modeste concessioni. Di qui la decisione del Parlamento sardo – composto dagli Stamenti: quello militare (o feudale), quelle ecclesiastico e quello reale (formato dai rappresentanti delle città) – riunito nel Marzo-Aprile 1793, di inviare un’ambasceria a Torino per presentare al sovrano 5 precise richieste, le famose “5 domande”:
-il ripristino della convocazione decennale del Parlamento, interrotta dal 1699;
-la conferma di tutte le leggi, consuetudini e privilegi, anche di quelli caduti in disuso o soppressi pian piano dai Savoia nonostante il trattato di Londra;
-la concessione ai “nazionali” sardi di tutte le cariche, ad eccezione di quella vicereale e di alcuni vescovadi;
-la creazione di un Consiglio di Stato, come organo da consultare in tutti gli affari, che prima dipendevano dall’arbitrio del solo segretario;
-la creazione in Torino di un Ministero distinto, per gli Affari della Sardegna.
Si trattava, come ognuno può vedere, di richieste tutt’altro che rivoluzionarie: non mettevano in discussione l’anacronistico assetto sociale né le feudali strutture economiche, anzi, in qualche modo, tendevano a cristallizzarle. Esse miravano però a un obiettivo che si scontrava frontalmente con la politica sabauda: volevano ottenere una più ampia autonomia, sottraendo il regno alla completa soggezione piemontese, per affidare l’amministrazione agli stessi Sardi. La risposta di Vittorio Amedeo III non solo fu negativa su tutto il fronte delle domande ma fu persino umiliante per i 6 membri della delegazione sarda (Aymerich di Laconi e il canonico Sisternes per lo stamento ecclesiastico; gli avvocati Sircana e Ramasso per lo stamento reale; Girolamo Pitzolo e Domenico Simon per lo stamento militare, ).
Il Pitzolo, scelto dalla delegazione per illustrare le richieste, non fu neppure ricevuto dal sovrano né ascoltato dalla Commissione incaricata di esaminare il documento… non solo: il Ministro Graneri neppure si curò di comunicare alla delegazione ancora a Torino, la decisione negativa del re, trasmettendola direttamente al vice re a Cagliari.

3. La rivolta cagliaritana e la cacciata dei piemontesi
Ecco come lo storico sardo da Girolamo Sotgiu descrive il fatto:
“E fu così che il 28 Aprile 1794, come narrano le cronache «si videro i soldati del reggimento svizzero Smith vestiti in parata». La cosa passò inosservata perché si pensò che si trattasse di esercitazioni militari. Ma “sull’ora del mezzogiorno furono rinforzati i corpi di guardia a tutte le porte, tanto del Castello, come della Marina », e questo fatto cominciò a susci¬tare qualche preoccupazione fino a quando «sull’un’ora all’incirca, quando la maggior parte del popolo è ritirata a casa e a pranzo, fu spedito un numeroso picchetto di soldati comandato da un Capitano Tenente e tamburo battente con due Aiutanti ed il Maggiore della piazza» ad arrestare Vincenzo Cabras.
«Avvo¬cato dei più accreditati e ben imparentato nel sobborgo di Stam¬pace»2, , nonché il genero avv. Bernardo Pintor e il fratello Efisio Luigi Pintor, che poté sfuggire alla cattura perché assente.
I due arrestati furono condotti alla torre di S. Pancrazio e furono subito chiuse tutte le porte, mentre già il popolo si radunava tumultuando.
L’arresto di uomini noti anche per la partecipazione attiva alla vita pubblica apparve subito quello che probabilmente doveva essere: l’inizio, cioè, di una rappresaglia più massiccia.
Da qui l’accorrere tumultuoso di centinaia, migliaia di persone, (almeno 2 mila, il 10% dell’intera popolazione cagliaritana) l’assalto alle porte, che furono bruciate o divelte, l’irruzione nei corpi di guardia, il disarmo dei soldati, la conquista del bastione e delle batterie dei cannoni. Tutto questo nel rione di Stampace, dove si erano verificati gli arresti. All’insorgere di Stampace seguì in rapida successione la sollevazione dei borghi di Villanova e della Marina.
La folla, superata la resistenza dei soldati, aprì le porte che tenevano divisi i sobborghi l’uno dall’altro che la massa del popolo unita poté rivolgersi alle porte del Castello.
Negli scontri rimasero uccisi alcuni popolani e alcuni soldati. L’assalto al Castello, dove il viceré voleva organizzare una più efficace resistenza, avvenne subito dopo. Bruciata la porta, lunghe scale appoggiate alle muraglie, «facendo scala delle loro spalle l’uno sopra l’altro», i dimostranti riuscirono a entrare nei locali dove erano ammassate le truppe a difesa del viceré e del suo quartier generale.
Così, il 7 maggio 1794, 514 (secondo Girolamo Sotgiu) o 600-620 (secondo Luciano Carta) tra piemontesi savoiardi e niz¬zardi furono costretti ad abbandonare l’isola, e, «divulgata per tutto il Regno l’espulsione da Cagliari dei Piemontesi, fu univer¬sale l’approvazione»; ad Alghero fu fatta la stessa cosa e, dopo qualche resistenza, anche Sassari seguì l’esempio della capitale. Né mancò, nel giorno drammatico dello scommiato da Ca¬gliari, anche il grande gesto da tramandare alla storia: «La piazza che dalla porta di Villanova mette nel Castello era ingom¬bra di popolani della classe più umile. Erano carrettaj, facchini, beccai, ortolani ed altri di simil fatta, gente poco ausata a squisi¬tezza di tratti», quando la piazza fu attraversata dai carri che «scendevano dal Castello nel quale aveano avuto stanza i mag¬giori ministri», trasportando «al porto le loro masserizie con quelle del viceré». All’apparire di tanta «abbondanza di car¬riaggi», si levò un solo grido:
Ecco le ricchezze sarde trasformate in ricchezza straniera: non giungeano qui con tanto peso di bagagli o con questa dovizia di guarnimenti: assottigliati ci veniano e scarsi quelli che oggi si dipar¬tono con fortuna così voluminosa. Buoni noi e peggio che buoni, se lasciamo che abbiano il bando con questi stranieri anche le robe che erano nostre.
E il passare dalle parole ai fatti sarebbe stato inevitabile, se un beccaio, Francesco Leccis, sentita nell’animo l’indegnità del tratto, sale sopra una panca, e brandendo in mano il coltellaccio del suo mestiere quale scettro d’araldo, ferma¬tevi, grida a quei furiosi:
quale viltà per voi, quale onta a tutti noi! Non si dirà più che la Sardegna ha bandito gli stranieri per insofferenza di dominio, si dirà che si è sollevata per ingordigia di preda. La Nazione volea cacciarli e voi li spogliate? Ed esortati i carrettieri a muoversi, «la folla si bipartiva, e le voci erano chete, e l’onore di quella critica giornata era salvata da un beccaio»9.
Meno aulicamente del Manno, il padre Napoli racconta la stessa cosa:
Lasciateli andare – sembra che il Leccis abbia detto – che i sardi benché poveri non han bisogno della M… dei Piemontesi, parole che colpirono in modo lo spirito di quelle plebaglie, che subito risposero nel loro linguaggio: aicci narras tui? chi si fassada, cioè: così dici tu? che si faccia .

Bonus asilo nido in pagamento

Bonus asilo nido in pagamento

Operativa la nuova funzionalità che permette alle sedi INPS di gestire le domande.

Pubblicazione: 20 aprile 2024

L’Istituto rende noto che è operativa la nuova funzionalità, che permette a tutte le sedi INPS sul territorio di procedere con la gestione delle domande per il bonus asilo nido.

Già in queste ore sono state messe in pagamento le prime domande accolte.

Ricordiamo che questa prestazione può essere richiesta per il pagamento delle rette di asili nido pubblici o privati, autorizzati dagli enti locali, e per l’utilizzo di forme di supporto – presso la propria abitazione – in favore di bambini con meno di tre anni, affetti da gravi patologie croniche.

CIGS dipendenti Alitalia: istruzioni applicative

CIGS dipendenti Alitalia: istruzioni applicative

Misure, in materia di lavoro e di ammortizzatori sociali a favore dei lavoratori di Alitalia e di Alitalia Cityliner.

Pubblicazione: 19 aprile 2024

L’Istituto, con il messaggio 18 aprile 2024, n. 1536, fornisce indicazioni sulla certificazione del primo diritto utile alla decorrenza del trattamento pensionistico, applicando le disposizioni contenute nel decreto interministeriale 5 gennaio 2024.

Le misure, in materia di lavoro e di ammortizzatori sociali sono a favore dei lavoratori dipendenti di Alitalia – Società aerea italiana S.p.a. e di Alitalia Cityliner S.p.a.

Dal 1° gennaio 2024, il trattamento straordinario di integrazione salariale non è dovuto dalla data di maturazione del primo diritto utile alla decorrenza della pensione di vecchiaia, ma della pensione anticipata.

Per questo, il datore di lavoro invierà i dati del personale interessato all’INPS, che è autorizzato a certificare il primo diritto utile alla decorrenza della pensione entro il 31 ottobre 2024.

L’Istituto provvede alla certificazione sulla base delle disposizioni vigenti nella gestione previdenziale presso la quale è accertato il primo diritto utile alla decorrenza della pensione, tenendo conto dei periodi di integrazione salariale e dei periodi oggetto di riscattoricongiunzione o trasferimento oneroso, con riferimento ai quali risulti attivo il piano di pagamento. La certificazione viene inviata dall’INPS al datore di lavoro.

Se il primo diritto utile alla decorrenza della pensione certificato è antecedente al 1° gennaio 2024, il trattamento non è dovuto da tale data;

Se il primo diritto utile alla decorrenza della pensione è pari o successivo al 1° gennaio 2024, il trattamento non è dovuto dal primo diritto utile alla decorrenza della pensione.

L’Istituto precisa inoltre che, ai fini dell’accertamento del primo diritto utile alla decorrenza del trattamento pensionistico, sono rilevanti i requisiti pensionistici previsti per gli iscritti al Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti (FPLD) e, per gli iscritti al Fondo di previdenza per il personale di volo dipendente da aziende di navigazione aerea (Fondo Volo), si tiene conto del regime delle decorrenze, che è diversificato i base della tipologia di pensione.

In presenza di periodi assicurativi presso due o più gestioni o fondi previdenziali non trovano applicazione gli istituti di cumulo dei periodi assicurativi.

Il datore di lavoro deve inviare all’INPS l’elenco dei dipendenti interessati alla proroga del trattamento di integrazione salariale con i relativi codici fiscali.

Per i nominativi indicati nell’elenco dei soggetti interessati, la struttura territoriale INPS competente deve verificare la presenza di domande di riscatto e/o ricongiunzione ancora giacenti e provvedere alla loro definizione con tempestività.

Si ricorda che è prevista la possibilità che il trattamento straordinario di integrazione salariale (CIGS) possa proseguire, anche successivamente alla conclusione dell’attività del commissario, dal 1° gennaio 2024 al 31 ottobre 2024 e fino alla prima decorrenza utile del trattamento pensionistico indicata nella certificazione dell’INPS.

Si rinvia ad un successivo decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, con il Ministro dell’economia e delle finanze, per la definizione dei criteri per l’applicazione del decreto adottato il 5 gennaio 2024.

Pensionati: il cedolino di pensione di maggio 2024

Pensionati: il cedolino di pensione di maggio 2024

Il documento consente di verificare l’importo erogato ogni mese dall’INPS e di conoscere le ragioni per cui può variare.

Pubblicazione: 19 aprile 2024

Il cedolino della pensione, accessibile tramite servizio online, è il documento che consente ai pensionati di verificare l’importo erogato ogni mese dall’INPS e di conoscere le ragioni per cui l’importo può variare.

Si riportano di seguito le principali informazioni relative al rateo di pensione in pagamento a maggio 2024.

Data di pagamento

Il pagamento avverrà con valuta 2 maggio.

Trattenute fiscali: conguaglio di fine anno 2023, addizionali regionali e comunali, tassazione 2024

A fine anno 2023 è stato effettuato il ricalcolo a consuntivo delle ritenute erariali applicate nel corso del medesimo anno di imposta (IRPEF e addizionali regionali e comunali a saldo) sulla base dell’ammontare complessivo delle sole prestazioni pensionistiche erogate dall’INPS.

Se nel corso del 2023 sulla pensione sono state applicate mensilmente ritenute erariali in misura inferiore a quanto dovuto su base annua, l’INPS ha provveduto a recuperare le differenze a debito sulle rate di pensione di gennaio e di febbraio 2024, trattenendo il debito anche fino alla capienza totale dell’importo del rateo pensionistico in pagamento.

Qualora i ratei di pensione di gennaio e di febbraio 2024 siano risultati insufficienti per il recupero totale, prosegue con le trattenute sui ratei mensili successivi fino ad estinzione del debito.

Nel solo caso di pensionati con importo annuo complessivo dei trattamenti pensionistici fino a 18.000 euro, per il quali il ricalcolo delle ritenute erariali ha determinato un conguaglio a debito di importo superiore a 100 euro, la rateazione viene comunque estesa fino alla mensilità di novembre (articolo 38, comma 7, decreto-legge 78/2010, convertito con modificazioni nella legge 122/2010).

Per quanto riguarda le prestazioni fiscalmente imponibili, anche sul rateo di maggio, oltre all’IRPEF mensile, vengono trattenute le addizionali regionali e comunali relative al 2023.

Si ricorda che le addizionali regionali e comunali vengono recuperate in 11 rate, da gennaio a novembre dell’anno successivo a quello cui si riferiscono.

Le somme conguagliate verranno certificate nella Certificazione Unica 2024.

Le prestazioni di invalidità civile, le pensioni o gli assegni sociali, le prestazioni non assoggettate alla tassazione per particolari motivazioni (detassazione per residenza estera, vittime del terrorismo) non subiscono trattenute fiscali.

Alto Adige: confermate commissioni mediche per invalidità della ASL

Alto Adige: confermate commissioni mediche per invalidità della ASL

Per la Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige, gli accertamenti sanitari per la valutazione delle condizioni di inabilità e di inidoneità al lavoro rimangono competenza del servizio di medicina legale dell’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige.

Pubblicazione: 19 aprile 2024

Le Commissioni mediche di verifica operanti presso il Ministero dell’Economia e delle finanze sono state soppresse a decorrere dal 1° giugno 2023, trasferendo contestualmente all’INPS le funzioni relative:

  • all’accertamento e valutazione delle condizioni di inabilità e di inidoneità al lavoro nei confronti del personale civile delle amministrazioni statali, anche ad ordinamento autonomo, degli enti pubblici non economici e degli enti locali;
  • agli accertamenti medico-legali nei confronti dei familiari superstiti dei medesimi dipendenti, aventi titolo alla pensione indiretta o di reversibilità.

Ciò premesso, con il messaggio 18 aprile 2024, n.1535, l’Istituto precisa che, per la Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige, gli accertamenti sanitari relativi alla valutazione delle condizioni di inabilità e di inidoneità al lavoro rimangono in capo al servizio di medicina legale dell’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige (ASDAA), integrato da un medico in rappresentanza dell’Istituto, anche successivamente alla data del 31 maggio 2023.

Questi accertamenti sanitari sono limitati ai giudizi di inabilità assoluta e permanente alla mansione (legge 379/1955, e legge 274/1991) e di inabilità assoluta e permanente a proficuo lavoro (legge 379/1955 e legge 274/1991). 

Cure termali e Soggiorni estivi ex IPOST: online i bandi 2024

Cure termali e Soggiorni estivi ex IPOST: online i bandi 2024

La domanda per partecipare ai concorsi dovrà essere inviata entro il 17 maggio 2024.

Pubblicazione: 19 aprile 2024

Sono stati pubblicati i seguenti bandi di concorso, rivolti agli iscritti ex IPOST, per l’assegnazione di contributi per fruire di:

La domanda per partecipare ai concorsi dovrà essere inviata entro il 17 maggio 2024:

  • Cure termali 2024 Nuovo Fondo Mutualità: domanda tramite il modulo disponibile in questa pagina;
  • Soggiorni estivi 2024: domanda tramite il modulo disponibile in questa pagina;
  • Cure termali 2024 Vecchio Fondo Mutualità: domanda tramite il modulo.

Gli assegnatari potranno disporre dei contributi per le cure termali nel periodo compreso tra il 1° giugno e il 30 novembre, mentre i contributi per i soggiorni estivi potranno essere utilizzati dal 1° giugno al 30 settembre.

Sant’ Emma di Sassonia

 

Sant’ Emma di Sassonia


Nome: Sant’ Emma di Sassonia
Titolo: Vedova
Nascita: XI Secolo, Germania
Morte: 1040, Germania
Ricorrenza: 19 aprile
Tipologia: Commemorazione
Le Sante con il nome di Emma sono due: della seconda non avremo occasione di parlare, perché la sua memoria cade il 29 giugno, festa degli Apostoli Pietro e Paolo. Della prima possiamo invece parlare oggi, dato che nessun altro Santo è proposto, a questa data, dal Calendario universale. Ne consegue che il 19 aprile può essere preso come giorno onomastico di tutte le donne che ripetono questo nome bello quanto diffuso; e nome a pieno diritto, non cioè, come qualcuno potrebbe credere, semplice diminutivo.

Sembra che il nome Emma sia germanico, la cui forma originaria fu Imma, che ebbe anche un maschile, Immo, in seguito scomparso. Attraverso la forma antica di Imma, sembra che sia imparentata anche con Irma, nome che però non ha una propria Santa tutelare, o meglio che vien fatto cadere sotto la protezione di Sant’Irmina.

La Santa che oggi incontriamo sotto il nome germanico di Emma fu anch’ella tedesca, e visse intorno dell’anno Mille. Ella era sorella di San Meginverco, Vescovo di Paderborn, ed aveva sposato in giovanissima età il conte Ludgero, il quale però morì dopo pochi anni di matrimonio.

Ed ecco la caratteristica più spiccata della nostra Santa Emma: quella di essere restata vedova per quarant’anni, e vedova esemplare, facendo della sua delicata condizione uno strumento più raffinato di perfezione spirituale.

Alla morte del marito, era ricca, giovane e bella. Avrebbe potuto, come si dice comunemente, « rifarsi una vita », e vivere onestamente, e magari virtuosamente, accanto ad un altro uomo e nell’affetto di una famiglia. Scelse invece la via più difficile. quella della rinunzia al mondo e a tutti i suoi allettamenti. Una rinunzia che non fu né egoista né sterile, perché Santa Emma fece della sua condizione vedovile non soltanto un mezzo di propria perfezione spirituale. ma soprattutto uno strumento di bene per il prossimo. con la preghiera e con l’incessante carità. Erede di un ricchissimo patrimonio, la Santa vedova lo amministrò nel modo più redditizio, distribuendolo ai poveri e donandolo a istituzioni benefiche, perché fosse investito in opere di carità corporale e anche spirituale. Quando morì, nel 1040, si era spogliata non soltanto delle sue doti femminili, della bellezza e della gioventù, ma anche di tutte le sue ricchezze materiali. E se la prima circostanza era dovuta semplicemente al passare degli anni, la seconda era stata merito suo, di Santa Emma, modello di vedova cristiana, nel senso più ricco e più umano del termine. La vedovanza non era stata infatti, per lei, fedeltà quasi morbosa a un ricordo sempre più lontano, ma impegno di vita vissuta giorno per giorno, come sposa, pur senza marito, come madre, pur senza figli: come donna, insomma, la cui più alta missione è quella di dare: dare se stessa, cioè dare e moltiplicare la vita, sia in senso genetico che in senso sociale e spirituale.

Osservatorio RdC e PdC: i dati del 2023

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Osservatorio RdC e PdC: i dati del 2023

Sono disponibili i dati complessivi sui nuclei percettori di Reddito di Cittadinanza e Pensione di Cittadinanza, relativi al 2023.

Pubblicazione: 18 aprile 2024

È stato pubblicato l’Osservatorio su Reddito e Pensione di Cittadinanza con i dati complessivi sui nuclei percettori di RdC/PdC nel 2023.

Nel 2023 nuclei percettori di almeno una mensilità di RdC/PdC, sono stati 1.367.846 con 2.895.058 persone coinvolte e un importo medio mensile erogato, a livello nazionale, di 562,75 euro.

Il beneficio è stato revocato a 66.559 nuclei, mentre sono 277.914 i nuclei decaduti dal diritto.

Nel mese di dicembre 2023, i nuclei beneficiari di Reddito di Cittadinanza sono stati 602.407, mentre quelli che hanno percepito la Pensione di Cittadinanza sono stati 124.715.

Per conoscere maggiori dettagli, è possibile consultare la pagina Dati Cartacei – RDC.

SIGNIFICATO STORICO E SIMBOLICO DI SA DIE:

SIGNIFICATO STORICO E SIMBOLICO DI SA DIE:

Francesco Casula
SIGNIFICATO STORICO E SIMBOLICO DI SA DIE:
 
la Festa nazionale dei Sardi e della Sardegna di Francesco Casula Senza grandi clamori mediatici ci avviciniamo a Sa Die de sa Sardigna, istituita dalla Regione il 14 settembre 1993. Ma poi sostanzialmente dimenticata dalla stessa Regione ma anche dalle altre Istituzioni. A ricordarla e “festeggiarla”, come negli anni scorsi sarà l’Assemblea nazionale sarda (ANS), un’associazione culturale aperta, democratica e apartitica, particolarmente attiva nel lavoro e nelle iniziative per la costruzione di una coscienza nazionale sarda. Una Festa del popolo sardo in cui identificarsi e nel contempo un’occasione per studiare e conoscere – segnatamente da parte dei giovani – la nostra storia, compressa e manipolata quando non abrasa e cancellata. Si è detto e scritto che l’evento del 28 aprile del 1794 sarebbe debole: una semplice congiura ordita da un manipolo di borghesi giacobini e illuministi, per cacciare l’odioso vice re Balbiano e qualche centinaio di piemontesi, nizzardi e savoiardi. Non sono d’accordo. A questa tesi, del resto ha risposto, con dovizia di dati, documenti e argomentazioni Girolamo Sotgiu. Non sospettabile di simpatie “nazionalitarie” o sardo-identitarie, il prestigioso storico sardo, gran conoscitore e studioso della Sardegna sabauda, polemizza garbatamente ma decisamente proprio con l’interpretazione data al 28 aprile da storici filo sabaudi, come il Manno o l’Angius, considerato alla stregua, appunto, di una congiura. “Simile interpretazione offusca – scrive Sotgiu – le componenti politiche e sociali e, bisogna aggiungere senza temere di usare questa parola «nazionali». Insistere sulla congiura – cito sempre lo storico sardo – potrebbe alimentare l’opinione sbagliata che l’insurrezione sia stato il risultato di un intrigo ordito da un gruppo di ambiziosi, i quali stimolati dagli errori del governo e dalle sollecitazioni che venivano dalla Francia, cercò di trascinare il popolo su un terreno che non era suo naturale,di fedeltà al re e alle istituzioni”. A parere di Sotgiu questo modo di concepire una vicenda complessa e ricca di suggestioni, non consente di cogliere il reale sviluppo dello scontro sociale e politico né di comprendere la carica rivoluzionaria che animava larghi strati della popolazione di Cagliari e dell’Isola nel momento in cui insorge contro coloro che avevano dominato da oltre 70 anni. Non fu quindi congiura o improvviso ribellismo: ad annotarlo è anche Tommaso Napoli, padre scolopio, vivace e popolaresco scrittore ma anche attento e attendibile testimone, che visse quelli avvenimenti in prima persona. Secondo il Napoli “l’avversione della «Nazione Sarda» – la chiama proprio così – contro i Piemontesi, cominciò da più di mezzo secolo, allorché cominciarono a riservare a sé tutti gli impieghi lucrosi, a violare i privilegi antichissimi concessi ai Sardi dai re d’Aragona. L’arroganza e lo sprezzo – continua – con cui i Piemontesi trattavano i Sardi chiamandoli pezzenti, lordi, vigliacchi e altri simili irritanti epiteti come molenti, inaspriva giornalmente gli animi e a poco a poco li alienava da questa nazione”. Questo a livello storico: c’è poi il significato simbolico dell’evento: i Sardi dopo secoli di rassegnazione, di abitudine a curvare la schiena, di acquiescenza, di obbedienza, di asservimento e di inerzia, per troppo tempo usi a piegare il capo, subendo ogni genere di soprusi, umiliazioni, sfruttamento e sberleffi, con un moto di orgoglio nazionale e un colpo di reni, di dignità e di fierezza, si ribellano e alzano il capo, raddrizzano la schiena e dicono: basta! In nome dell’autonomia e dunque, per “essi meris in domu nostra”. “Fu un momento esaltante – scrive Lilliu –, il tentativo di ottenere il passaggio da una Sardegna asservita al feudalesimo a una Sardegna libera, fondando nell’autonomia, nel riscatto della coscienza e dell’identità di popolo una nuova patria sarda, una nazione protagonista”.

Osservatorio RdC e PdC: i dati del 2023

Osservatorio RdC e PdC: i dati del 2023

Sono disponibili i dati complessivi sui nuclei percettori di Reddito di Cittadinanza e Pensione di Cittadinanza, relativi al 2023.

Pubblicazione: 18 aprile 2024

È stato pubblicato l’Osservatorio su Reddito e Pensione di Cittadinanza con i dati complessivi sui nuclei percettori di RdC/PdC nel 2023.

Nel 2023 nuclei percettori di almeno una mensilità di RdC/PdC, sono stati 1.367.846 con 2.895.058 persone coinvolte e un importo medio mensile erogato, a livello nazionale, di 562,75 euro.

Il beneficio è stato revocato a 66.559 nuclei, mentre sono 277.914 i nuclei decaduti dal diritto.

Nel mese di dicembre 2023, i nuclei beneficiari di Reddito di Cittadinanza sono stati 602.407, mentre quelli che hanno percepito la Pensione di Cittadinanza sono stati 124.715.

Per conoscere maggiori dettagli, è possibile consultare la pagina Dati Cartacei – RDC.

Sono disponibili i dati complessivi sui nuclei percettori di Reddito di Cittadinanza e Pensione di Cittadinanza, relativi al 2023.

Pubblicazione: 18 aprile 2024

È stato pubblicato l’Osservatorio su Reddito e Pensione di Cittadinanza con i dati complessivi sui nuclei percettori di RdC/PdC nel 2023.

Nel 2023 nuclei percettori di almeno una mensilità di RdC/PdC, sono stati 1.367.846 con 2.895.058 persone coinvolte e un importo medio mensile erogato, a livello nazionale, di 562,75 euro.

Il beneficio è stato revocato a 66.559 nuclei, mentre sono 277.914 i nuclei decaduti dal diritto.

Nel mese di dicembre 2023, i nuclei beneficiari di Reddito di Cittadinanza sono stati 602.407, mentre quelli che hanno percepito la Pensione di Cittadinanza sono stati 124.715.

Per conoscere maggiori dettagli, è possibile consultare la pagina Dati Cartacei – RDC.

Gabriele Fava è il nuovo Presidente dell’INPS

Gabriele Fava è il nuovo Presidente dell’INPS

Insediato anche il Consiglio di Amministrazione.

Pubblicazione: 18 aprile 2024

Il 18 aprile 2024, a Palazzo Wedekind a Roma, si è insediato il nuovo Consiglio di Amministrazione dell’INPS.

Il presidente Gabriele Fava, nominato dal Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, viene da oggi affiancato nella conduzione dell’Istituto da un Consiglio di Amministrazione di quattro membri:

  • Antonio Di Matteo, più volte assessore comunale, componente del CNEL e membro del CDA di ENPALS, fino a marzo 2024 Presidente del Movimento Cristiano Lavoratori;
  • Micaela Gelera, esperta di welfare e già Commissario straordinario dell’INPS;
  • Marialuisa Gnecchi, ex deputata e Vicepresidente della Provincia Autonoma di Bolzano e della Regione Autonoma del Trentino-Alto Adige, già Vicepresidente dell’INPS da dicembre 2019 a giugno 2023;
  • Fabio Vitale, più volte Direttore regionale e Direttore centrale in Istituto e poi Dirigente Generale del MISE e dell’AGEA – Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura.

Da loro dipenderà la gestione concreta dell’Istituto, nel segno di un rinnovato impegno a favore dell’innovazione.