Archivi giornalieri: 14 luglio 2014

Rete antirazzista

Nasce a Genova la rete antirazzista

Anolf Genova, Arci Genova, Cgil Genova, Cisl Genova, Libera Genova e Uil di Genova e della Liguria, organizzazioni sindacali ed associazioni impegnate quotidianamente nella assistenza e tutela ai migranti, esprimono grande preoccupazione per le continue, crescenti manifestazioni di razzismo e di intolleranza che si susseguono nel nostro Paese; le tragedie nel Mediterraneo, con il sacrificio degli oltre 20 mila morti negli ultimi 20 anni, hanno provocato un fuggevole, quanto inutile, cordoglio. Affinché davvero questo non accada mai più è necessario fare delle scelte, degli atti politici concreti, cambiare norme e comportamenti. Si tratta di affrontare un lavoro comune e condiviso su obiettivi concreti: la dignità del lavoro, un welfare inclusivo e di qualità, una scuola veramente interculturale.
 
A Genova, da tempo, le associazioni e le organizzazioni sindacali si sono impegnate per tutelare gli stranieri e accompagnare il processo d’inclusione sociale e della trasformazione della città avanzando agli enti locali proposte importanti su temi d’interesse quali istruzione,  lavoro,  casa, sanità. Per continuare, e potenziare, questa importante attività di rete tra le associazioni le sottoscriventi associazioni ed organizzazioni sindacali promuovono la “Rete Antirazzista” che tra i suoi compiti avrà proprio quello di trovare strade e sinergie per lo sviluppo di una società inclusiva che sappia affrontare con civiltà un tema complesso come l’immigrazione.

Anolf  Genova, Arci Genova, Cgil Genova, Cisl Genova, Libera Genova e Uil di Genova e della Liguria, ritengono indispensabile ed urgente costruire un percorso di lavoro comune, al fine di affermare, rafforzare e rendere visibile il ruolo e le attività svolte, in quanto reali promotori e fautori di una convivenza civile che deve necessariamente partire dalla costruzione di una vera società interculturale.

INAIL

Inail – Speciale assegno continuativo mensile. Diritto alla prestazione ai superstiti residenti all’estero

Ai superstiti  di titolari di rendita residenti in uno Stato estero e deceduti per cause indipendenti dall’infortunio o dalla malattia professionale spetta l’assegno speciale continuativo mensile (Legge 248/1976 e s.m.).

La nota dell’Istituto scaturisce da una segnalazione di una sede territoriale dell’Inca riguardante il caso di un lavoratore rumeno che nel 2001, dopo aver subito un grave infortunio sul lavoro, è deceduto per cause indipendenti dall’evento lavorativo nel paese di origine.  La moglie, residente in Romania, con un reddito molto basso, ha inoltrato la domanda dell’assegno speciale all’Inail competente che ha provveduto a richiedere un parere alla Direzione Generale.

La vicenda si è risolta positivamente con l’accoglimento della richiesta e l’emanazione di una circolare dell’Inail  che, prendendo spunto da questo caso, ha di fatto deciso di estendere il diritto all’assegno a tutti gli altri casi analoghi.

L’assegno continuativo

E’ una prestazione economica  corrisposta dall’Inail ai superstiti (coniuge e figli) di lavoratori, già titolari in vita di rendita, deceduti per cause non dipendenti dall’infortunio o dalla malattia professionale. Per il diritto è necessario che l’assicurato abbia riportato un’inabilità permanente non inferiore al 65%, per infortuni e/o malattie professionali avvenuti prima del 30 dicembre 2006; dal 1° gennaio 2007 il grado di inabilità riportato non deve essere inferiore al 48% (legge finanziaria 2007). Altra condizione fondamentale è che i superstiti non percepiscano rendite, prestazioni economiche previdenziali o redditi (eccetto quello della propria abitazione) di importo pari o superiore a quello dell’assegno speciale. 

Istat

Istat, oltre 10 milioni di poveri nel 2013

Le persone in povertà relativa sono il 16,6% della popolazione (10 milioni 48 mila persone), quelle in povertà assoluta il 9,9% (6 milioni 20 mila). Nel 2013 aumentano le persone in condizioni di povertà assoluta l’indice passa dal 6,8% al 7,9% coinvolgendo circa 303 mila famiglie e 1 milione 206 mila persone in più rispetto all’anno precedente. Lo rileva l’Istat spiegando che a determinare l’aumento è soprattutto il Mezzogiorno dove si passa dal 9,8 al 12,6%”.

Inoltre, nel 2013, risulta che il 12,6% delle famiglie è in condizione di povertà relativa (per un totale di 3 milioni 230 mila) e il 7,9% lo è in termini assoluti (2 milioni 28 mila). Nel Mezzogiorno, all’aumento dell’incidenza della povertà assoluta (circa 725 mila poveri in più, arrivando a 3 milioni 72 mila persone), si accompagna un aumento dell’intensità della povertà relativa, dal 21,4 al 23,5%.

Tra il 2012 e il 2013, l’incidenza di povertà relativa tra le famiglie è stabile (dal 12,7 al 12,6%) in tutte le ripartizioni territoriali; la soglia di povertà relativa, pari a 972,52 euro per una famiglia di due componenti, è di circa 18 euro inferiore (-1,9%) al valore della soglia del 2012. Le dinamiche della povertà relativa confermano alcuni dei peggioramenti osservati per la povertà assoluta – rileva l’Istat – peggiora la condizione delle famiglie con quattro (dal 18,1 al 21,7%) e cinque o più componenti (dal 30,2 al 34,6%), in particolare quella delle coppie con due figli (dal 17,4 al 20,4%), soprattutto se minori (dal 20,1 al 23,1%).

Ai suddetti peggioramenti, in termini di povertà relativa si contrappone il miglioramento della condizione dei single non anziani nel Nord (l’incidenza passa dal 2,6 all’1,1%, in particolare se con meno di 35 anni), seppur a seguito del ritorno nella famiglia di origine o della mancata formazione di una nuova famiglia da parte dei giovani in condizioni economiche meno buone.

Nel Mezzogiorno, invece, migliora la condizione delle coppie con un solo figlio (dal 31,3 al 26,9%), con a capo un dirigente o un impiegato (dal 16,4 al 13,6%), che tuttavia rimangono su livelli di incidenza superiori a quelli osservati nel 2011.

Amianto

Amianto: Genova, aperta inchiesta su morti Ansaldo e Ilva

A un primo tavolo tecnico, che si è  svolto presso il ministero del Lavoro, ne seguirà uno politico con tutte le parti coinvolte nell’emergenza amianto, soprattutto di Ilva e Ansaldo. Lo ha spiegato Antonio Perziano della Cgil al termine dell’incontro presso il ministero dal quale è emersa la volontà di convocare un tavolo politico al quale chiamare i parlamentari liguri, i sindacati, le istituzioni regionali alla presenza del ministro del lavoro. “Abbiamo ribadito con forza che a nostro giudizio la strada per risolvere la questione della revoca delle certificazioni ai circa settecento lavoratori di Ilva e Ansaldo è legislativa”, ha sottolineato il sindacalista, che ha accolto positivamente la notizia della decisione del procuratore capo dei Genova Di Lecce
di aprire una indagine sull’ipotesi di reato di omicidio colposo e di lesioni colpose per l’amianto killer. “Siamo soddisfatti e non solo perché l’esposto in procura lo abbiamo fatto noi. Per individuare le responsabilità un’indagine di questo tipo dovrà andare molto più a fondo nella storia delle aziende dove ci sono stati dei morti. La verità verrà fuori. Noi ci aspettiamo questo, finora ad essere indagati sono stati solo i pensionati”, ha concluso.

Quirra

Quirra – Un disastro senza precedenti

120 chilometri quadrati di costa , tra Perdasdefogu e Capo San Lorenzo, una natura bellissima se non fosse stata contaminata dall’uomo. Dal 1956 questo luogo è, infatti, il banco di  prova per missili, bombe e razzi testati dalle aziende del settore e poi immesse sul mercato. Sostanze come l’uranio, il fosforo bianco, il cadmio, il torio 232 (6 volte più pericoloso dell’uranio impoverito) hanno provocato un disastro ambientale senza precedenti.

Dalle testimonianze dei militari in servizio nella struttura e dagli abitanti della zona, emergono fatti incredibili. L’Asl di Cagliari ha testimoniato che circa il 65% del bestiame, allevato nella zona ha sviluppato una serie di gravi tumori, deformazioni etc. così come sono state registrate numerose nascite di bambini deformi. Nonostante ciò una superperizia commissionata dal giudice ha stabilito che non ci sono elementi che facciano pensare ad un inquinamento ambientale. Rimane da spiegare il perché delle tante morti e delle tante malattie…

Nonostante il parere della superperizia è stato dunque disposto il rinvio a giudizio per otto dei venti imputati tra cui amministratori e docenti universitari. L’accusa: omissione dolosa aggravata di cautele contro infortuni e disastri, falso ideologico, omissione di atti d’ufficio, ostacolo aggravato alla difesa di un disastro. La prima udienza è prevista per il 23 settembre p.v..

Esodo lavoratori dello spettacolo

 

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  • 14Lug

    Esodo lavoratori dello spettacolo

    Data pubblicazione: 14/07/2014Con la circolare n. 90 dello scorso 11 luglio l’Istituto ha fornito le istruzioni per l’applicazione delle norme di incentivo al pensionamento ai lavoratori iscritti al Fondo pensioni lavoratori dello spettacolo (gestione ex Enpals). Le disposizioni, contenute nella legge di riforma del mercato del lavoro, prevedono la possibilità, nei casi di eccedenza di personale, di stipulare accordi sindacali al fine di incentivare l’esodo dei lavoratori più vicini alla pensione.

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San Camillo de Lellis

 

San Camillo de Lellis


San Camillo de Lellis

Nome: San Camillo de Lellis
Titolo: Sacerdote
Ricorrenza: 14 luglio

Annunziato da un sogno nasceva il 25 maggio del 1550 a Bucchianico nella diocesi di Chieti San Camillo de’Lellis, da madre di età assai avanzata, la quale morì poco dopo la nascita del figlio. 

All’età di 6 anni perdette anche il padre e quindi si spiega come il piccolo Camillo, abbandonato a se stesso, ‘abbia avuto una giovinezza assai libera fino a quando il Signore lo chiamò a mutar vita nell’anno 1574. 

Appena l’età glielo permise, si diede al mestiere delle anni, già esercitato da suo padre e che per S. Camino’ fu fatale. Appassionandosi infatti ognor più al gioco, e.in esso arrischiando grosse somme, il poveretto si trovò ridotto in breve alla povertà più estrema. Abbandonò quindi il mestiere delle armi e per sostentarsi si ridusse a far il manovale in un convento di Cappuccini. Il guardiano, vedendolo di buona indole, gli fece una paterna ammonizione, che Camillo ascoltò con umiltà. Gettatosi poi ai piedi del frate, promise di riparare il male compiuto. Infatti dopo alcuni giorni di riflessione e di preghiera, chiese di essere ammesso tra i figli di S. Francesco e potè vestire l’abito dei Cappuccini. 

Ma una ferita riportata da soldato al collo del piede, resa sempre più molesta per l’urtare continuo che vi faceva l’abito, lo costrinse ad abbandonare il convento. 
Fu duro pel fervoroso novizio deporre quell’abito, Abbandonare quel luogo, ma rimessosi interamente alle disposizioni della Divina Provvidenza si recò a Roma. Qui era il campo del suo apostolato.

Sotto la direzione di S. Filippo Neri passò al servizio degli incurabili nell’ospedale di S. Giacomo e lì maturò l’idea di fondare una Congregazione di religiosi con l’unico scopo di servire gl’infermi. Perciò, benchè di età già avanzata, circa il 1580 si mise a frequentare con i fanciulli i primi corsi di studi. I condiscepoli, giovani e spensierati, lo deridevano, ma Camillo fu costante ed ebbe la gioia di divenire sacerdote. 

Le sue maniere affabili e dolci gli attirarono alcuni altri sacerdoti ed il Santo potè dar principio alla vagheggiata Congregazione dei Chierici Regolari ministri degli infermi. 

Non è facile dire il bene che questi religiosi hanno fatto e fanno nella Chiesa: S. Filippo Neri li diceva non uomini, ma angeli in carne, tant’era la loro delicatezza e premura cogli infermi. 

Il cuore di S. Camillo esultava vedendo tanti dolori leniti e tante anime soccorse proprio negli estremi momenti, ed era sempre il primo al letto degli infermi per prodigare le sue cure sapienti. Il Signore premiò questo zelo col dargli il dono dei miracoli e della profezia che il Santo usò per alleviare le miserie umane. 

Consumato dalle privazioni e dalle fatiche, e colpito contemporaneamente da cinque diversi penosissimi mali da lui chiamati « le misericordie del Signore », passò a ricevere il premio della sua laboriosa vita il 14 luglio del 1614 in età di 64 anni. 

Benedetto XIV l’iscrisse nell’albo dei Santi, e Leone XIII lo dichiarò celeste patrono di tutti gli ospedali. 

PRATICA. Benefichiamo, visitiamo, solleviamo i poveri nelle loro pene, per poter udire nel giorno del giudizio da Gesù le consolanti parole: «Ebbi fame e mi saziaste, ebbi sete e mi deste da bere, fui ignudo e mi vestiste, infermo e carcerato e mi visitaste… venite ora al premio che vi ho preparato ». 

PREGHIERA. O Dio, che decorasti S. Camillo della prerogativa di una singolare carità, a favore delle anime sofferenti, deh! infondici per suoi meriti lo spirito del tuo amore, affinchè nell’ora della nostra morte meritiamo di vincere il nemico e di giungere alla corona celeste.