Archivi giornalieri: 13 febbraio 2012

COSE DI SARDEGNA

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ECCO I NUOVI

”SPOGLIATORI

DI CADAVERI”

di FRANCESCO CASULA

Gramsci in un articolo del

1919 sull’Avanti,

fortemente critico nei

confronti della politica

italiana postunitaria,

scrive di 4 specie di “spogliatori di

cadaveri ” in Sardegna. Due sono

particolarmente illuminanti e

persino drammaticamente attuali,

specie in riferimento alla situazione

del Sulcis oggi. Sono gli spogliatori

di cadaveri che sbarcano dalla

Francia, dal Belgio e da Torino per

un’attività di pura rapina delle

risorse del sottosuolo: non industria

mineraria moderna dunque, ma

pura fase di estrazione, senza

paralleli impianti per la riduzione

del greggio e senza industrie

derivate e di trasformazione. Con i

minatori che durante il lavoro

mangiano un tozzo di pane nero e

per companatico polvere di

calamina. Ai Francesi (presenti

soprattutto a Buggerru e a

Montevecchio) ai Belgi (presenti a

Iglesias) e ai Torinesi (che sfruttano

le miniere di Bacu Abis, Caput

Acquas e Monteponi, con Baudi di

Vesme) si aggiungeranno gli Inglesi

(che otterranno la concessione dello

sfruttamento del pimbo-zinco di San

Giovanni) e i tedeschi (a Ingurtosu).

Con loro arriveranno un codazzo di

tecnici e managers: fra gli altri Giulio

Keller, un esule ungherese, e Karl

Marx (che non ha niente a che fare

col famoso rivoluzionario).

Una seconda specie di spogliatori di

cadaveri che irrompono in Sardegna

alla fine dell’800, dopo la rottura dei

trattati doganali con la Francia, sono

gli industriali caseari. I signori

Castelli – scrive Gramsci – vengono

dal Lazio nel 1890, molti altri li

seguono arrivando dal Napoletano e

dalla Toscana. Il meccanismo dello

sfruttamento (“ed è un lascito della

borghesia peninsulare non più

rimosso”) è semplice: al pastore che

deve fare i conti con gli affitti del

pascolo e con l’esattore, l’industriale

concede i soldi per l’affitto in

cambio di una quantità di latte il cui

prezzo a litro è fissato

vessatoriamente dallo stesso

industriale. Il prezzo del formaggio

cresce ma va ai caseari e ai

proprietari del pascolo. Non a chi lo

produce.

Mutatis mutandis: come non vedere

negli industriali che sfruttano le

miniere del Sulcis alla fine dell’800,

le multinazionali che oggi, dopo aver

intascato i finanziamenti pubblici,

s’involano con il malloppo,

seminando disoccupazione e

disperazione fra i Sardi? E gli

industriali del latte di oggi, non

fissano arbitrariamente il prezzo,

esattamente come quelli di ieri?

truncare. myblog. it

Sentenza Eternit, tutti colpevoli “Casale oggi rappresenta il mondo” Il tribunale di Torino condanna a 16 anni di carcere Schmidheiny e de Cartier, proprietari dei 4 stabilimenti in Italia. L’accusa durante la sua requisitoria aveva chiesto una

   Sentenza Eternit, tutti colpevoli
     “Casale oggi rappresenta il mondo”

Il tribunale di Torino condanna a 16 anni di carcere Schmidheiny e de Cartier, proprietari dei 4 stabilimenti  in Italia. L’accusa durante la sua requisitoria aveva chiesto una pena fino a vent’anni
     MORTI PER AMIANTO, LA STRAGE CONTINUA: IL PICCO E’ PREVISTO ENTRO TRE ANNI

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Sedici anni di reclusione e pagamento delle spese processuali (leggi l’articolo). E’ questo il contenuto della sentenza di primo grado del maxi processo Eternit, dove Stephan Schmidheiny, miliardario svizzero di 64 anni, è stato condannato insieme al barone belga Louis de Cartier, 90 anni, per disastro ambientale doloso e omissione dolosa di cautele antinfortunistiche.
Entrambi, proprietari in periodi diversi della società di produzione dell’amianto con 4 stabilimenti in Italia (Casale, Cavagnolo, Rubiera, Bagnoli), sono accusati di disastro ambientale doloso permanente e omissione dolosa di misure di sicurezza. Il pm Raffaele Guariniello ha chiesto per loro 20 anni di carcere per aver “agito e perseverato nell’agire” con la consapevolezza che avrebbero provocato una tragedia tra i lavoratori e gli abitanti dei comuni in cui sorgevano i loro stabilimenti (leggi l’articolo di Elena Ciccarello). Almeno 1800 le vittime e i malati nella sola Casale Monferrato, paese della provincia di Alessandria

NEWS

Sentenza processo Eternit: Per l’Inca l’amianto è una partita ancora aperta.   

Condannati a 16 anni di reclusione i due proprietari di Eternit

Sedici anni di reclusione, a tanto ammonta la condanna per i due imputati, proprietari della multinazionale dell’amianto Eternit, Stephan Schmidheiny e  il barone belga Louis Carthier, emessa dal Tribunale di Torino.

“Una sentenza storica”, l’ha definita la Cgil nazionale, “esemplare”, per Morena Piccinini, presidente Inca. “Non entro nel merito del dispositivo perché non conosciamo al momento i dettagli – ha precisato la Presidente del patronato della Cgil -. Quello che si può dire oggi è che il Tribunale di Torino ha riconosciuto la colpevolezza degli imputati per tutti i reati a loro ascritti”.

“Ancor più importante è che i  titolari siano stati condannati per aver omesso i sistemi di sicurezza. Si tratta di una decisione che ci conforta nel lavoro di tutela dei lavoratori, che quotidianamente affrontiamo e continueremo a farlo anche per i tanti, troppi, che ancora subiscono le conseguenze di una esposizione a rischi analoghi  a quelli di Casale Monferrato. La questione amianto, perciò, non la si può considerare chiusa”.
“Il fatto che la sentenza abbia riconosciuto la responsabilità diretta dei proprietari della Eternit e non di generici dirigenti, come spesso avviene, in altri processi, rende questa condanna ancor più significativa, perché individua nei comportamenti umani di chi decide le strategie d’impresa, il dovere di garantire la salute, la sicurezza nei posti di lavoro”.

“Un tema quest’ultimo che troppo spesso viene considerato dalle imprese soltanto un costo – commenta Piccinini -, di cui si può fare a meno. Questa sentenza, invece, ci dice  che così non può e non deve essere. Siamo convinti, invece, che debba essere un elemento di investimento sul quale occorre agire per aumentare capacità competitiva, nel rispetto dei diritti di chi vi lavora”.

“Questa sentenza – conclude Piccinini – rafforza il significato della nostra  attività di tutela individuale e quella, più in generale del sindacato, riconosciuto da questo tribunale come parte civile al processo”.