Archivi giornalieri: 5 gennaio 2009

Sicurezza nei posti di lavoro

 

Gli ultimi dati Istat sulla salute e sicurezza nei posti di lavoro 

Quattro lavoratori su 10 percepiscono il rischio per la propria salute

 

Sono oltre 10 milioni i lavoratori che, svolgendo il proprio lavoro, percepiscono almeno un fattore di rischio per la propria salute, il 44,3% del totale. Questo per quel che riguarda gli uomini, ma se si passa alle donne la percentuale scende al 26,7%, il tutto mentre la media dei due sessi è al 37,4%. E gli stranieri che lavorano in Italia? Nel loro caso la percentuale di chi lavorando percepisce un rischio fisico per la propria salute, sale al 46,7%. Sono i dati che fornisce l’Istat, presentando la “statistica in breve. Salute e sicurezza sul lavoro”.
 
Sono quindi oltre 10 milioni gli occupati (pari al 44%) che percepiscono, nello svolgimento del proprio lavoro, la presenza di almeno un fattore di rischio per la propria salute. In particolare, 8 milioni 706 mila avvertono la presenza di fattori di rischio che possono compromettere la salute fisica, mentre 4 milioni 58 mila ritengono di essere esposti a rischi che potrebbero pregiudicare l’equilibrio psicologico. In rapporto agli occupati, emerge in modo netto il differenziale di genere per quello che riguarda i fattori di natura fisica- sottolinea l’Istat – in quanto ne avvertono il rischio 44 uomini su cento, contro il 26,7% delle occupate, mentre per quanto riguarda i fattori di natura psicologica entrambi i generi si attestano sui livelli del valore medio che e’ pari a 17,4%”.

Le classi di età più interessate dall’esposizione ai rischi risultano quelle centrali sia per i fattori di natura fisica (con il 39,4% della classe 35-44 e il 40,1% della classe 45-54 anni) sia per quelli di natura psicologica (per le due classi di età rispettivamente il 18,6% e il 20,9%). “Se per questa ultima tipologia di rischio si rileva una sostanziale parità fra i sessi in tutte le classi di età- rileva l’Istat – i fattori che possono compromettere la salute fisica evidenziano, invece, differenze di genere molto elevate tra i giovani (con valori più elevati per i maschi) che si riducono progressivamente nelle classi di età più anziane (dai 21,6 punti percentuali della classe 15-24 anni agli 8,7 della classe 65 e oltre)”.
 
La componente straniera dell’occupazione avverte in misura maggiore rispetto a quella italiana l’esposizione ai fattori di rischio per la salute. In particolare per quelli di natura fisica (46,7% contro 36,7%) e in misura più lieve per quelli psicologici (19,1% contro 17,3%)”. Fra questi ultimi rientra il rischio derivante da carichi di lavoro eccessivi, “unico fattore per cui non emerge una differenza rispetto alla popolazione italiana”.

Sono i settori manifatturiero, delle costruzioni e dei trasporti, nei quali gli stranieri “rappresentano una quota rilevante dell’occupazione”, dove le differenze nella percezione di rischi per la salute fisica assumono proporzioni più marcate. I fattori di rischio per la salute fisica vedono maggiormente esposti gli operai (oltre la metà) e i lavoratori in proprio (42,2%), che sono le categorie più coinvolte nei lavori di tipo manuale mentre sul fronte dei rischi che impattano sull’equilibrio psicologico sono i dirigenti quelli maggiormente esposti con il 26,4%.

La maggiore concentrazione di persone esposte a rischi per la salute fisica “si registra nei settori delle costruzioni (63,4% occupati dello stesso settore)- elenca quindi l’Istat – dell’agricoltura (54,3%), dei trasporti (48,3%), della sanità (45,5%) e delle attività manifatturiere (44,7%)”. Anche nel più ampio settore della pubblica amministrazione si registra una quota cospicua pari al 35,7%, che si riduce al 26,6% se si escludono da questa i dipendenti dei settori “più esposti”: quali quelli delle forze dell’ordine, dell’esercito, dei Vigili del Fuoco e della Protezione civile. I comparti della sanità e alberghiero sono gli unici in cui i fattori di rischio sono percepiti in misura maggiore dalle donne.
I fattori di rischio di tipo psicologico sono percepiti maggiormente fra le persone che lavorano nella sanità (26%), nei trasporti (24,6%) e nella pubblica amministrazione (23%).
In particolare nella sanità e nella pubblica amministrazione le donne risentono in misura maggiore rispetto agli uomini di questi problemi. Tra i fattori di natura psicologica, quello prevalente risulta il carico di lavoro eccessivo citato dal 14,5% degli occupati. Le manifestazioni di prepotenza e discriminazione o di minacce o violenze fisiche sono avvertite da una quota più bassa seppur rilevante di lavoratori (rispettivamente 4,6% e 1,6%) “ma, se considerate in termini assoluti, riguardano nel caso di prepotenza e discriminazione oltre un milione di occupati, mentre nel caso di minacce o violenze fisiche 381 mila”. Le donne, con il 5,4%, mostrano una maggiore esposizione degli uomini (4,1%) a fenomeni di prepotenza e discriminazione mentre, per quanto riguarda le minacce e le violenze fisiche, entrambi i sessi si attestano intorno al valore medio.

Il dato su prepotenza e discriminazione “è particolarmente rilevante per le donne che lavorano nella Pubblica amministrazione- denuncia la ricerca Istat- ciò si verifica in particolare per le posizioni dirigenziali e quelle di più basso profilo (operaie e collaboratrici)”. Anche la percezione della presenza di rischi sulla componente psicologica della salute vede nel Centro del paese il più elevato livello di occupati esposti. Sono sempre gli occupati appartenenti alle classi centrali di età i più esposti al rischio. Dal punto di vista della posizione professionale emerge il dato dei collaboratori che con il 6,6% mostrano il valore più alto per quanto riguarda i fenomeni di prepotenza e discriminazione, elemento che evidenzia la debolezza della loro posizione contrattuale. (DIRE)

 

 

 

NEWS

Indebiti pensionistici: il Ce.pa chiede un incontro all’Ipost

 

I patronati del Ce.Pa. chiedono all’IPOST (l’ente che paga le pensioni degli ex dipendenti di Poste italiane) di fare marcia indietro sugli indebiti pensionistici.

In questi giorni diversi pensionati IPOST hanno avuto l’amara sorpresa di  non ricevere la pensione, trattenuta integralmente dall’Istituto. Altri ancora hanno ricevuto la pensione pesantemente decurtata, senza esserne stati
preavvertiti, per indebiti maturati verso l’Istituto.

In molti casi si tratta di indebiti che si sono accumulati a causa dell’inefficienza dell’IPOST.

Per questo, il Ce.pa, con una lettera inviata alla direzione dell’Ipost, chiede che l’Istituto torni sui suoi passi e convochi i patronati per informarli sugli indebiti verificatisi e per  metterli nelle condizioni di informarne i pensionati interessati, in modo tale da consentire la rateizzazione degli indebiti accertati, così come avviene, regolarmente per INPS ed INPDAP.