Nel parlamento a numeri ridotti ci sono ancora tanti assenteisti Governo e parlamento
Nel parlamento a numeri ridotti ci sono ancora tanti assenteisti Governo e parlamento
Nonostante la media della partecipazione ai lavori delle camere sia piuttosto alta, ci sono ancora alcuni casi di assenteismo. Questo anche al netto degli incarichi di governo.
Il tema della partecipazione dei parlamentari ai lavori delle rispettive camere riscuote sempre grande attenzione da parte di media e opinione pubblica. D’altronde deputati e senatori, oltre a un dovere di natura morale, hanno anche obblighi specifici definiti dalle norme.
Nell’attuale legislatura il livello medio di partecipazione è abbastanza alto. Una dinamica che è almeno in parte influenzata anche dal taglio del numero dei parlamentari. Questo infatti probabilmente spinge molti a essere più presenti, non solo per assicurare il numero legale ma anche per garantire la tenuta della maggioranza. Nonostante questo però, anche nell’attuale parlamento, ci sono dei casi di assenteismo per cui è difficile trovare una giustificazione.
Ciò anche al netto dei presidenti d’aula (che solitamente non partecipano alle votazioni) e dei parlamentari che hanno incarichi di governo. Spesso questi ultimi sono considerati come “in missione” e risultano quindi come presenti anche se di fatto non lo sono. Tale istituto tuttavia ha ancora molte zone d’ombra e non riguarda solo i componenti dell’esecutivo. In molti casi risulta impossibile capire la ratio con cui ai deputati e ai senatori viene concesso questo status.
Questo dovrebbe spingere a delle riflessioni, non solo sull’opportunità di una maggiore trasparenza nell’utilizzo di questo strumento ma anche sul tema degli incarichi multipli. Fattore che, impedendo a molti parlamentari di partecipare ai lavori, indebolisce ulteriormente un’istituzione in crisi.
Online il nuovo Openparlamento
Lo strumento per comprendere la politica
Online il nuovo Openparlamento
Lo strumento per comprendere la politica
Come si contano presenze, assenze e missioni dei parlamentari
La qualità del lavoro di un parlamentare non si può valutare esclusivamente attraverso i dati sul livello di partecipazione alle sedute dell’aula. Questo però è sicuramente un dato da tenere in considerazione.
Oltre alle fisiologiche assenze dovute a motivi di salute, ci sono anche altri casi in cui un parlamentare può non partecipare alle votazioni. Può infatti essere impegnato in altri incarichi istituzionali, oppure è possibile che si tratti di casi di assenteismo. Per questo motivo è importante monitorare costantemente il livello di partecipazione di deputati e senatori ai lavori delle rispettive camere.
I dati possono essere ricavati dagli esiti delle votazioni elettroniche che vengono messi a disposizione da camera e senato. A seguito di ogni singolo scrutinio i parlamentari possono risultare presenti, assenti o in missione. La somma di tutti gli esiti delle votazioni restituisce il livello di partecipazione dei singoli esponenti.
Si definisce come “in missione” quel parlamentare che non partecipa al voto perché occupato in altri compiti istituzionali. Può trattarsi di un incarico ricevuto dalla camera o dal senato (solitamente se componente dell’ufficio di presidenza, presidente di una commissione parlamentare o capogruppo) oppure di attività connesse ad altri incarichi politico-istituzionali e di governo.
Poiché si tratta di una sorta di assenza giustificata, i parlamentari in missione non subiscono alcuna decurtazione della diaria.
I dati sulle presenze per gruppo
Come anticipato, il livello di partecipazione ai lavori delle camere è mediamente alto. A Montecitorio il dato relativo alla partecipazione si attesta complessivamente sul 69,4%. Le assenze sono in media il 16,7% mentre la mancata partecipazione dovuta alle missioni è del 13,9%. Oltre la metà dei deputati (220) può vantare un livello di partecipazione compreso tra il 75% e il 100% mentre sono 80 (il 20%) coloro che hanno votato in meno della metà delle occasioni.
A palazzo Madama la media della partecipazione è del 78,4%, le assenze costituiscono il 6,4% e le missioni il 15,3%. In questo caso circa 3 quarti degli esponenti presenti può vantare un livello di partecipazione compreso tra il 75% e il 100% mentre solo 31 fanno registrare un valore inferiore al 50%.
Analizzando i dati sulla partecipazione in base ai gruppi presenti in parlamento possiamo osservare che al senato il livello di presenza più alto è del Movimento 5 stelle (86,8%). Seguono Partito democratico (81,2%) e Fratelli d’Italia (81,1%) mentre il valore inferiore è quello del gruppo misto (55,4%). Alla camera invece al primo posto per livello di partecipazione troviamo l’Alleanza Verdi-Sinistra (che al senato fa parte del misto) con un valore del 79,9%. Anche in questo ramo del parlamento troviamo il Pd al secondo posto (75,1%) e Fdi al terzo (73,2%). Il dato più basso invece è quello di Noi moderati (54,4%).
Ovviamente soprattutto nel caso dei gruppi di maggioranza occorre tenere presente che spesso la mancata partecipazione alle votazioni è dovuta a impegni concomitanti legati agli altri incarichi che gli esponenti di queste formazioni ricoprono. Per questo è sempre importante valutare i dati sulle presenze congiuntamente a quelli sulle missioni.
La percentuale di missioni è infatti significativa nel caso di Lega, Forza Italia e Noi moderati (che però non ha rappresentanti nell’esecutivo) mentre probabilmente Fdi compensa questa dinamica con l’alto numero di esponenti che può vantare in parlamento. Questo consente al partito di Giorgia Meloni di avere comunque una percentuale di presenze molto alta.
C’è da tenere presente però che l’istituto delle missioni non è mai stato normato in maniera adeguata e presenta ancora molte zone oscure. Ad esempio non viene mai specificata la motivazione che ha portato la presidenza dell’aula ad autorizzare la missione. Se per gli esponenti dell’esecutivo questa può essere abbastanza ovvia, in altri casi non è così. Come ad esempio per il gruppo di Azione alla camera o Per le autonomie al senato. Gruppi con una percentuale di assenze per missioni piuttosto elevata ma che non fanno parte della maggioranza e non hanno quindi esponenti al loro interno con incarichi nell’esecutivo.
Chi sono i parlamentari più assenteisti
Come detto, nell’attuale legislatura il livello medio di partecipazione alle votazioni elettroniche è piuttosto alto anche se non mancano i casi in cui l’assenza in aula è difficilmente giustificabile. Sia alla camera che al senato sono molti i nomi noti anche al grande pubblico che fanno registrare una percentuale di partecipazione alle votazioni elettroniche particolarmente bassa.
su Openparlamento.
Tra questi, a Montecitorio troviamo l’ex leader della Lega Umberto Bossi (i cui problemi di salute sono noti) che non ha praticamente mai partecipato ai lavori. Lo stesso vale per il collega di partito Antonio Angelucci. Troviamo poi tra gli altri anche l’ex ministro e attuale presidente della commissione esteri Giulio Tremonti (4,3% di presenze), Marta Fascina (5,2%), l’ex ministro del Pd e attuale presidente del Copasir Lorenzo Guerini (10,7%) e il leader di Noi moderati Maurizio Lupi (22,3%).
su Openparlamento.
A palazzo Madama la media di partecipazione è sensibilmente più alta rispetto alla camera. Tanto che tra i senatori con la percentuale di presenze più bassa figura anche la capogruppo del Pd Simona Malpezzi che però è stata presente a oltre la metà delle votazioni (61,9%). Tra i meno presenti troviamo poi Franco Mirabelli (4,8%), Guido Castelli (15,3%) e Claudio Borghi (34,3%). Anche in questo caso incontriamo alcuni nomi noti tra i meno presenti. Si tratta di Carlo Calenda (53,8%) e Matteo Renzi (55,5%).
È importante ribadire ancora una volta che in alcuni casi la bassa percentuale di presenze è dovuta a un altissimo tasso di missioni. Ma se in certe situazioni il motivo è facilmente riconducibile ad altri incarichi in altre ciò è meno comprensibile. Peraltro, se è vero che generalmente gli esponenti del governo partecipano poco alle sedute dell’aula, c’è anche da dire che questo non vale per tutti nella stessa misura.
su Openparlamento.
Ad esempio, il sottosegretario all’informazione e all’editoria Alberto Barchini registra un tasso di partecipazione alle sedute del senato del 48,7%. Il sottosegretario alle infrastrutture e i trasporti Tullio Ferrante si attesta al 46,1% mentre quello alla giustizia Andrea Ostellari al 46%.
NEWSLETTER LAVORO n. 1126 – 28 marzo 2024
|
Tutela dei lavoratori, sindacati e sicurezza nel lavoro
Navigazione secondaria
salta il menu di navigazione secondario e vai al contenuto della pagina
Tutela dei lavoratori, sindacati e sicurezza nel lavoro
- Legge 15 Dicembre 2023 n. 191
-
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 ottobre 2023, n. 145, recante misure urgenti in materia economica e fiscale, in favore degli enti territoriali, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili
Pubblicazione:G.U. n. 293 del 16 Dicembre 2023
Testo coordinato:G.U. n. 293 del 16 Dicembre 2023
- Legge 18 Settembre 2023 n. 127
-
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 luglio 2023, n. 98, recante misure urgenti in materia di tutela dei lavoratori in caso di emergenza climatica e di termini di versamento
Pubblicazione:G.U. n. 223 del 23 Settembre 2023
Testo coordinato:G.U. n. 223 del 23 Settembre 2023
- Legge 08 Giugno 2023 n. 84
-
Ratifica ed esecuzione delle seguenti Convenzioni: a) Convenzione sulla salute e la sicurezza dei lavoratori, n. 155, fatta a Ginevra il 22 giugno 1981, e relativo Protocollo, fatto a Ginevra il 20 giugno 2002; b) Convenzione sul quadro promozionale per la salute e la sicurezza sul lavoro, n. 187, fatta a Ginevra il 15 giugno 2006
Pubblicazione:G.U. n. 153 del 03 Luglio 2023
- Legge 17 Dicembre 2021 n. 215
-
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 ottobre 2021, n. 146, recante misure urgenti in materia economica e fiscale, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili
Pubblicazione:G.U. n. 301 del 20 Dicembre 2021
Testo coordinato:G.U. n. 301 del 20 Dicembre 2021
- Legge 19 Novembre 2021 n. 165
-
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 settembre 2021, n. 127, recante misure urgenti per assicurare lo svolgimento in sicurezza del lavoro pubblico e privato mediante l’estensione dell’ambito applicativo della certificazione verde COVID-19 e il rafforzamento del sistema di screening
Pubblicazione:G.U. n. 277 del 20 Novembre 2021
Testo coordinato:G.U. n. 277 del 20 Novembre 2021
- Legge 21 Maggio 2021 n. 69
-
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, recante misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all’emergenza da COVID-19
Pubblicazione:G.U. n. 120 del 21 Maggio 2021 (Supp. Ord.)
Testo coordinato:G.U. n. 120 del 21 Maggio 2021 (Supp. Ord.)
- Legge 15 Gennaio 2021 n. 4
-
Ratifica ed esecuzione della Convenzione dell’Organizzazione internazionale del lavoro n. 190 sull’eliminazione della violenza e delle molestie sul luogo di lavoro, adottata a Ginevra il 21 giugno 2019 nel corso della 108ª sessione della Conferenza generale della medesima Organizzazione
Pubblicazione:G.U. n. 20 del 26 Gennaio 2021
- Legge 09 Agosto 2018 n. 96
-
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87, recante disposizioni urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese
Pubblicazione:G.U. n. 186 del 11 Agosto 2018
Testo coordinato:G.U. n. 186 del 11 Agosto 2018
- Legge 06 Luglio 2018 n. 83
-
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 maggio 2018, n. 44, recante misure urgenti per l’ulteriore finanziamento degli interventi di cui all’articolo 1, comma 139, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, nonché per il completamento dei piani di nuova industrializzazione, di recupero o di tenuta occupazionale relativi a crisi aziendali
Pubblicazione:G.U. n. 156 del 07 Luglio 2018
Testo coordinato:G.U. n. 156 del 07 Luglio 2018
- Legge 30 Novembre 2017 n. 179
-
Disposizioni per la tutela degli autori di segnalazioni di reati o irregolarità di cui siano venuti a conoscenza nell’ambito di un rapporto di lavoro pubblico o privato
Pubblicazione:G.U. n. 291 del 14 Dicembre 2017
Interpelli
Decreti
EL PAIS
il manifesto
Giovedì Santo
Giovedì Santo
Nella Chiesa, ma anche nella società, una parola chiave di cui non dobbiamo avere paura è “solidarietà”, saper mettere, cioè, a disposizione di Dio quello che abbiamo, le nostre umili capacità, perché solo nella condivisione, nel dono, la nostra vita sarà feconda, porterà frutto». La sorgente di questo dono per la Chiesa e per ogni singolo credente è la Mensa Eucaristica nella quale la comunità radunata nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito, ripetere il gesto compiuto da Gesù con l’istituzione del Sacramento dell’Altare.
Il comando di Gesù rivolto ai suoi discepoli chiamati a perpetuare quanto da lui stesso compiuto nel cenacolo si prolunga poi nel segno della lavanda dei piedi, tanto che lo stesso Maestro e Signore dice ai suoi commensali: «Vi ho dato l’esempio perché come ho fatto io facciate anche voi». Così facendo pone una relazione profonda e indisgiungibile tra l’Eucaristia, sacramento della sua offerta sacrificale al Padre per la salvezza del mondo, e il comandamento dell’amore che si traduce nel servizio incondizionato, sino al dono della vita, ai fratelli.
Dall’Eucaristia la Chiesa trae la sua origine permanente e all’Eucaristia essa deve fare ritorno in ogni istante della sua esistenza e della sua missione perché possa essere e crescere secondo il pensiero e il disegno di Dio. Del resto «la Chiesa è stata fondata, come comunità nuova del Popolo di Dio, nella comunità apostolica di quei dodici che, durante l’ultima cena, sono divenuti partecipi del corpo e del sangue del Signore sotto le specie del pane e del vino. Cristo aveva detto loro: “Prendete e mangiate…”, “prendete e bevete”. Ed essi, adempiendo questo suo comando, sono entrati, per la prima volta, in comunione sacramentale col Figlio di Dio, comunione che è pegno di vita eterna.
Da quel momento sino alla fine dei secoli, la Chiesa si costruisce mediante la stessa comunione col Figlio di Dio, che è pegno di pasqua eterna». La ricchezza di questo mistero di salvezza è sapientemente raccolta in un’opera in avorio che fa parte di una collezione più vasta di tavolette eburnee istoriate, molte delle quali illustrano scene dell’Antico e del Nuovo Testamento, probabilmente costituenti nel loro insieme un paliotto d’altare. Oggi sono conservate al Museo S. Matteo di Salerno.
La “tavola” qui illustrata è divisa in verticale in due scene distinte e complementari. La parte superiore è occupata dall’episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci, chiaro rimando al mistero eucaristico. Gesù è intento a consegnare il pane moltiplicato ai suoi discepoli che a loro volta lo distribuiscono alla folla. La parte inferiore è invece costituita a sua volta da due scene. Innanzitutto l’ultima cena, in cui possiamo vedere Gesù seduto assieme ai suoi discepoli a una tavola imbandita con al centro un grande pesce, simbolo cristologico ed eucaristico, poco prima di annunciare il tradimento di Giuda. Poi ecco la lavanda dei piedi, lì dove Gesù, dopo aver deposto la veste su uno sgabello posto alle sue spalle ed essersi cinto di un asciugatoio, lava i piedi a Pietro e agli altri discepoli. Il suo gesto ha una forte connotazione liturgica e richiama immediatamente ciò che durante la celebrazione della Cena Domini compie il sacerdote quando ripete l’azione compiuta da Gesù nel cenacolo.
Le due scene sono strettamente relazionate e celebrano un solo mistero: «Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine». Verso Cristo, il quale «ci nutrisce con tutto il sangue del suo corpo e del suo cuore, sotto il peso di inauditi dolori, pressato come in un torchio, solo per la forza del suo amore infinito» (M. S. Scheeben), si muove il cuore della Chiesa alla quale il Maestro «prima di consegnarsi alla morte, affidò il nuovo ed eterno sacrificio, convito nuziale del suo amore» (Preghiera Colletta).
ICONOGRAFIA
“Una casa. Al suo interno c’è una tavola con focacce e piatti colmi di cibo; c’è una coppa e un grande recipiente per il vino. Cristo è seduto a tavola con gli apostoli. Sul lato sinistro, Giovanni è disteso sul suo grembo; a destra Giuda allunga la mano nel piatto e guarda Cristo.” Così recita il manoscritto d’iconografia bizantina redatto tra il X e l’XI secolo d. C. che detta le regole per rappresentare l’ormai tradizionale culto eucaristico con la figura di Cristo tra i discepoli.
In epoca paleocristiana il rito del banchetto sacro, l’agape, veniva rappresentato nel contesto di un’abitazione, come nella Fractio Panis delle Catacombe di Priscilla risalenti al III sec sicuramente una delle più antiche raffigurazione della Cena Eucaristica. Col passare dei secoli troviamo un Cristo-Filosofo tra i discepoli, disposti a semicerchio coi pesci al centro come nel mosaico di Sant’Apollinare Nuovo (inizio del VI sec.) che non si discosta troppo dalla Codex Purpureus Rossanensis già ispirata a modelli orientali.
Se con Giotto e Duccio possiamo ammirare i commensali sui due lati del tavolo con Cristo al centro, con Andrea del Castagno, il Ghirlandaio e Luca Signorelli vediamo gli apostoli allineati lungo un tavolo con Cristo al centro e Giuda da solo di fronte agli altri.
autore Giotto anno 1303-1305
Ma la rappresentazione più celebre di sempre è quella vinciana, che ne rivoluziona i dettami con i 13 commensali tutti dallo stesso lato, le profonde fughe prospettiche e soprattutto la scelta del momento da rappresentare, ovvero l’annuncio dell’imminente tradimento e la conseguente reazione degli apostoli.
autore Leonardo Da Vinci anno 1494-1498
Da lì a poco le varianti del Cenacolo saranno sempre più importanti. Perde di linearità e sintesi per arricchirsi di personaggi, animali e nuovi elementi con il capolavoro del Tintoretto.
autore Tintoretto anno 1592-1594
O come la magnifica rappresentazione del pittore spagnolo Juan Vicente Macip realizzato tra il 1555-1562 e conservato nel Museo del Prado a Madrid.
autore Juan Vicente Macip anno 1555 – 1562
Oltre alla raffigurazione dell’ultima cena nel Giovedì Santo viene rappresentata la lavanda dei piedi che è il gesto che Gesù fece durante l’Ultima Cena narrato nel Vangelo secondo Giovanni, atto che simbolizza l’amore di Cristo per gli umili. Uno dei dipinti più rappresentativi della scena è sicuramente quello di Giotto conservato nella Cappella degli Scrovegni a Padova.
autore Giotto anno 1303-1305 circa
Ma anche il capolavoro del Caracciolo mostra come umilmente Gesù si inginocchia al cospetto di Pietro. Questi, che non può comprendere il gesto del Signore, tenta umilmente di sottrarvisi non ritenendosene degno. Gli altri apostoli si interrogano stupefatti con sguardi e gesti d’incredulità. Sul tavolo alle spalle di Gesù, ben illuminato, vi è un pane, ovvia allusione al pane eucaristico.
autore Battistello Caracciolo anno 1622
Lascia un pensiero a Giovedì Santo
Sentenze corte di Cassazione
Cassazione: CCNL uguale per tutti i lavoratori dell’azienda
ordinanza n. 7203 del 18 marzo 2024
Cassazione: assenza di DVR e mancata trasformazione del contratto intermittente
sentenza n. 378 del 5 gennaio 2024
Cassazione: permessi ex lege 104 non utilizzati per assistere il familiare disabile
ordinanza n. 6468/2024
Cassazione: stalking sul luogo di lavoro
sentenza n. 4567 dell’1 febbraio 2024
Cassazione: responsabilità del datore nella redazione del DUVRI
sentenza n. 3405 del 29 gennaio 2024
Cassazione: retribuzione quale indice di sfruttamento del lavoratore
sentenza n. 2573 del 22 gennaio 2024
Cassazione: termine del CCNL non prorogabile per il licenziamento disciplinare
ordinanza n. 5485 del 1° marzo 2024
Cassazione: licenziamento di lavoratore a seguito di condanna per mafia
ordinanza n. 4458 del 20 febbraio 2024
Cassazione: stress in ufficio in assenza di mobbing
sentenza n. 2084 del 19 gennaio 2024
Cassazione: favoreggiamento della permanenza illegale di stranieri
sentenza n. 49795 del 14 dicembre 2023
Cassazione: legittimità del doppio licenziamento di un lavoratore
sentenza n. 2274/2023
Cassazione: periodo di comporto e richiesta di ferie
ordinanza n. 582 dell’8 gennaio 2024
Cassazione: lavoro autonomo e decadenza dalla NASPI
ordinanza n. 846 del 9 gennaio 2024
Cassazione: la prescrizione delle rivendicazioni nel pubblico impiego
sentenza n. 36197 del 28 dicembre 2023
Cassazione: licenziamento lavoratrice madre soltanto con cessazione (vera) dell’attività
ordinanza n. 35527/2023
Cassazione: reintegra a seguito di cessione illecita di ramo d’azienda
ordinanza n. 32522/2023
Cassazione: licenziamento e contenuto del repechage
ordinanza n. 31561/2023
Cassazione: contestazione della retribuzione contrattuale minima e art. 36 della Costituzione
sentenza n. 28321 del 10 ottobre 2023
Cassazione: dimissioni con procedura telematica
ordinanza n. 27331/2023
Cassazione: CCNL e articolo 36 della Costituzione
sentenza n. 28320 del 10 ottobre 2023
Dopo più di tre mesi mancano ancora dati sul nuovo Pnrr Monitoraggio e trasparenza
Dopo più di tre mesi mancano ancora dati sul nuovo Pnrr Monitoraggio e trasparenza
Le informazioni pubblicate dal governo finora non sono sufficienti ai fini del monitoraggio del piano. Sapere come vengono spese risorse pubbliche è un diritto di tutti i cittadini e l’esecutivo continua a non rispettare questo obbligo di trasparenza.
L’8 dicembre 2023 il consiglio europeo ha dato il via libera definitivo alla revisione del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Nonostante siano passati più di 3 mesi, non sono ancora disponibili informazioni di dettaglio sulle nuove misure, su quelle modificate e sui relativi importi. Né, soprattutto, è disponibile un elenco aggiornato di tutti i progetti che saranno realizzati. Su questo ultimo punto sembrerebbe in arrivo un aggiornamento nei prossimi giorni, ma difficilmente colmerà le lacune evidenziate.
Il decreto Pnrr quater e la quarta relazione del governo al parlamento sullo stato di attuazione – pubblicati recentemente – forniscono qualche informazione generale sulla revisione, ma non sono assolutamente sufficienti per comprendere e monitorare il nuovo piano.
Cosa sono i decreti legge.
Questo ci ha costretto a sospendere l’aggiornamento di OpenPNRR, in attesa che il governo pubblichi dati completi su tutti gli aspetti della revisione. I tempi tuttavia rischiano di essere molto lunghi. Il decreto ha infatti disposto che i ministeri ridefiniscano gli importi degli investimenti di loro competenza, entro 30 giorni dalla pubblicazione della legge di conversione del Dl stesso. Il disegno di legge attualmente è all’esame della camera e poi dovrà passare al vaglio del senato.
Si tratta di lacune molto gravi, considerando anche che l’Italia è il principale beneficiario (194,4 miliardi €) del Next generation Eu, strumento pensato per favorire la ripresa dei paesi europei dopo la pandemia da Covid-19. Sapere quante risorse pubbliche sono destinate a quali progetti, dove e perché è un diritto di cittadini, imprese, amministrazioni locali. Oltre a essere un obbligo di trasparenza che il governo continua a non rispettare.
Cosa sappiamo sulla revisione delle misure
Cerchiamo di restituire un quadro, seppur sommario, delle principali revisioni al Pnrr. Ciò è possibile grazie alle informazioni contenute principalmente nella quarta relazione del governo per il parlamento.
Più nello specifico, 99 sono quelle modificate. La revisione in 74 casi ha riguardato circostanze oggettive che avrebbero impedito di raggiungere gli obiettivi previsti nei tempi stabiliti. In 17 casi si è trattato invece di una semplice correzione di errori materiali. In 8 circostanze sono state individuate migliori alternative.
Ci sono poi 5 casi in cui sono stati eseguiti degli scale-up, cioè interventi rafforzativi di misure già presenti nel piano. Tali interventi rientrano tutti nella nuova missione 7. Le misure completamente nuove invece sono 24, di cui 22 riguardanti anche in questo caso il capitolo sul RepowerEu.
Infine 4 misure sono state eliminate del tutto. Si tratta di:
- promozione di impianti innovativi (incluso offshore);
- sviluppo di una leadership internazionale nel campo delle energie rinnovabili e delle batterie;
- interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei comuni (misura del valore originario di 6 miliardi i cui progetti non saranno finanziati nemmeno con fonti alternative, come abbiamo spiegato in questo articolo);
- valorizzazione dei beni confiscati alle mafie.
Cosa sappiamo sulla revisione degli importi
Un dato che tutt’ora manca all’appello è quello sugli importi delle singole misure alla luce della revisione. Tale informazione infatti è disponibile solo a livello di missioni, componenti e amministrazioni titolari.
Con specifico riferimento a quest’ultimo aspetto, possiamo osservare che i fondi si distribuiscono tra 25 soggetti. Alle articolazioni della presidenza del consiglio e dei vari ministeri infatti si aggiunge la struttura commissariale per la ricostruzione nominata in seguito all’alluvione che ha colpito il centro Italia nel maggio del 2023. All’ente guidato dal generale Francesco Paolo Figliuolo sono stati assegnati 1,2 miliardi di euro.
In valori assoluti però l’amministrazione che può contare su più fondi è il ministero delle infrastrutture con circa 40 miliardi. Seguono il ministero dell’ambiente (33,7 miliardi) e quello delle imprese (28,9 miliardi).
La struttura guidata da Adolfo Urso è anche quella che ha beneficiato del maggior incremento di risorse (+9,2 miliardi). Aumento significativo anche per il ministero dell’agricoltura (+2,9 miliardi) e per il ministero del lavoro (+1,2 miliardi). Il taglio più consistente invece riguarda il ministero dell’interno (-8,9 miliardi).
Come già detto nell’introduzione, ogni amministrazione titolare avrà poi il compito di redistribuire i fondi tra i vari investimenti di propria competenza. Per far questo è stato previsto un tempo di 30 giorni a partire dall’entrata in vigore della legge di conversione del decreto Pnrr quater. Ciò significa che l’attesa per avere queste informazioni potrebbe prolungarsi anche fino al mese di giugno.
Il quadro aggiornato delle scadenze
Alla modifica delle misure si è accompagnata naturalmente una revisione delle scadenze. In questo caso è stato pubblicato un dataset lo scorso gennaio che descrive la distribuzione di milestone e target per trimestre, fino al 2026.
Sono 90 in più rispetto alle 527 precedenti. Ma al di là della variazione numerica – dovuta in gran parte all’aggiunta della missione dedicata al RepowerEu – è interessante notare la nuova distribuzione nel tempo degli adempimenti. Con questa revisione l’esecutivo ha sostanzialmente fatto slittare le scadenze in là nel tempo, rimandando in un certo senso le difficoltà.
Le criticità sui dati riguardanti i progetti finanziati
L’altra modifica incisiva riguarda la realizzazione concreta di opere e interventi. A oggi non è ancora possibile sapere quali progetti, a seguito della revisione, sono attualmente inclusi e finanziati dal Pnrr e quali no.
Sappiamo solo – dal decreto Pnrr quater – che il governo metterà a disposizione nuovi finanziamenti per sostenere la realizzazione degli interventi.
Scendendo per quanto possibile nel dettaglio, le autorizzazioni alla spesa più consistenti riguardano i piani urbani integrati – progetti generali con circa 1,6 miliardi di euro. Si prevede inoltre la spesa di un miliardo per finanziare i progetti su Utilizzo dell’idrogeno in settori hard-to-abate. Altri 500 milioni sono destinati agli interventi per Aree interne – Potenziamento servizi e infrastrutture di comunità. Ci sono poi 300 milioni per la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie.
Oltre ai finanziamenti, l’attuazione degli interventi dipende in buona parte dalla capacità amministrativa e burocratica degli enti locali, i principali soggetti attuatori del Pnrr. Abbiamo parlato in diverse occasioni delle difficoltà che colpiscono molti comuni nella gestione di questi processi: dalla progettazione di un intervento alla partecipazione ai bandi, dalla realizzazione di un’opera alla rendicontazione dei lavori.
Sono criticità che spesso non dipendono dai comuni stessi, quanto da divari storici tra loro in termini di risorse, strumenti e competenze adeguate. Abbiamo ribadito molte volte la necessità che lo stato intervenga in modo strutturale per colmare tali disparità, che colpiscono soprattutto le amministrazioni più piccole e del sud Italia. Tuttavia, con la revisione del piano e la contemporanea modifica della governance che lo regola, la direzione del governo sembra un’altra.
Il consiglio dei ministri dunque può, a certe condizioni, attribuire a un altro organo il potere di provvedere all’esecuzione dei progetti, sostituendosi ai comuni. Una decisione che, come molte altre, sembra mirata unicamente a velocizzare l’attuazione del piano e a spendere le risorse, più che a porre le basi per un reale sviluppo dei territori che vada anche nel futuro, oltre il Pnrr.
Il nostro osservatorio sul Pnrr
Questo articolo rientra nel progetto di monitoraggio civico OpenPNRR, realizzato per analizzare e approfondire il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ogni lunedì pubblichiamo un nuovo articolo sulle misure previste dal piano e sullo stato di avanzamento dei lavori (vedi tutti gli articoli). Tutti i dati sono liberamente consultabili online sulla nostra piattaforma openpnrr.it, che offre anche la possibilità di attivare un monitoraggio personalizzato e ricevere notifiche ad hoc. Mettiamo inoltre a disposizione i nostri open data che possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione.
Foto: Unsplash, Volodymyr Hryshchenko – Licenza